La storia della nostra azienda

Il tempo passa, le buone tradizioni rimangono

La nostra azienda è essenzialmente una piccola oasi floro-faunistica che comprende, oltre alle aree seminative ed ai 5 ettari di vigna, una ricca area naturalistica boschiva e laghetti naturali mantenuti a fini conservativi di flora e fauna.

Questa era parte di una grande proprietà terriera suddivisa in grandi poderi, ognuno facente riferimento ad una villa padronale. Il primo impianto urbano si ipotizza risalire al 1600 e consisteva in una casa rurale in pietra e mattoni a pianta rettangolare con la facciata principale orientata a sud-ovest ed il retro a nord-est.

Il viale di accesso si collegava al percorso della via del Poggetto, della quale oggi ne rimane solo la traccia che costeggia la nostra vigna. Successivamente questa dimora ed i suoi annessi crebbero, alla fine del 1700, per diventare la colonica della fattoria, con una grande stalla per le vacche chianine ed una parte adibita a cantina.

Laddove vi era l’annesso destinato all’allevamento dei suini, animali da cortile e la piccionaia, prese forma la casa padronale che a memoria storica era denominata “La Villa” (databile 1852 da un mattone di dimensioni maggiore agli odierni, detto mattacchione e tipico di questa area, inciso e posto alla sommità del terzo solaio a sancirne il completamento);

Il suo orientamento è opposto a quello della colonica e volge verso il nuovo asse stradale di epoca sette-ottocentesca.

È interessante raccontare che tutti i materiali in cotto realizzati per la superfetazione della colonica e la costruzione di villa e nuovi annessi, vennero realizzati con la stessa terra sabbiosa-argillosa dove poggiano gli edifici stessi e cotti con carbone e legname ricavati dai boschi che circondavano i poderi e che davano nome alla zona nota come “Selva Piana”. In molti mattoni portati alla luce durante i vari lavori di restauro si potevano notare ancora foglie di quercia, ghiande ed impronte di mani di chi quell’impasto aveva modellato per ricavarne materiale da costruzione.

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La vetustà di questa azienda incastonata tra boschi, che per molti anni ha vissuto prevalentemente di raccolta dei funghi porcini che avevano reso famosa tutta l’area, è dimostrata dalle varie denominazioni di porzioni di territorio che compongono questo podere di circa trenta ettari (che pare proprio lui denominarsi anticamente “Il Ferretto”):
La Villa, Il Toppello, Le Bozze, Le Stoppine ed infine il Giardinaccio in piena foresta e in prossimità di un laghetto naturale, dove leggenda vuole vi abbia soggiornato l’aretino Gnicche, noto brigante che, con la sua presenza garantiva alla famiglia che lo ospitava, protezione da altri banditi in cambio di “dignitoso sostentamento”.

In ultimo, ma non ultimo, a metà degli anni sessanta del novecento, in questo podere padronale, prese avvio un interessante progetto sociale e qui fu fondata una scuola per orfani e ragazzini ai quali il destino sembrava aver negato un futuro;

in questo luogo, che era diventato nel tempo un piccolo borgo residenziale, una moltitudine di giovani giunti da tutta Italia poterono apprendere le basi per diventare buoni artigiani e agricoltori.

La vigna “vecchia” – se fossimo in Francia sarebbe definita “vigna nobile” – era presente già negli anni quaranta e un “nuovo” impianto fu realizzato solo nel 1969 con le viti di sangiovese e trebbiano che ancora oggi danno i loro interessanti frutti. Ma è testimoniabile che filari intercalati e sorretti da olmi in doppia fila lungo i fossi che separavano i campi gli uni dagli altri, erano presenti già alla fine del 1700.

Le nostre etichette sono recenti, ma possiamo affermare che la cantina della colonica ha già compiuto i duecento anni di età. Il tempo passa, le buone tradizioni rimangono. 

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Il progetto

Il progetto delle etichette è nato dopo tanti anni di vinificazione di Sangiovese e Trebbiano per uso proprio e per il commercio sfuso, prediligendo la vendita dell’uva da taglio per altri vini toscani; l’attuale progetto, condiviso dal nostro enologo previa visita delle nostre vigne, nasce dal voler conservare questi impianti viticoli ancora generosi per affinare vini legati alla tradizione locale, bassissimo uso di solfiti e uso di tecniche in vigna ed in cantina minimamente impattanti con l’ambiente. Il nostro capomastro cantiniere vanta una storia ultra quarantennale di cantina, un veterano in sintonia con il territorio. La proprietà ha solo dato delle indicazioni su ciò si sarebbe voluto raggiungere ed il resto lo ha fatto natura e caparbietà di chi esperienza ne ha fatta in decenni di attività. Ovviamente siamo consapevoli che la nostra piccola produzione e il metodo che ci siamo imposti, produrrà risultati che dipenderanno, ad ogni vendemmia, da tutti quei fattori variabili che la natura ci presenterà di volta in volta. Ma è una sfida intrigante alla quale siamo pronti e che renderà i nostri vini comunque genuini e sinceri.